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(da “Guida ai 62 santuari”) Santuario n.ro 59, in occasione della festa, il 10 settembre

Questo Santuario di Madonna del Bosco si trova in corso Vercelli a Novara ed è più recente rispetto alla “Madonna del bosco” di Pernate.  

La storia narra che erano i primi di giugno del 1859, i giorni in cui l’Austria invase Novara, i tempi della guerra d’indipendenza. (https://it.wikipedia.org/wiki/Occupazione_di_Novara)

Lungo l’argine dell’Agogna, due ragazzi novaresi sui quindici anni si imbatterono proprio nei soldati austriaci, accampati nella vicina cascina Santa Marta, che tentarono di catturarli.

Uno scappando venne ferito ad una gamba e venne preso, l’altro, Edoardo Lenta, tentò di sfuggire ai militari correndo verso il bosco sulla riva del fiume dove si arrampicò su un grande olmo, pregando la Madonna di salvarlo.

Le promise in cambio di scolpirne l’immagine nel legno di quello stesso albero. Si salvò e otto anni più tardi, cresciuto ed appreso il mestiere, mantenne il patto.

Subito purtroppo l’immagine venne vandalizzata e le vennero asportate le mani giunte in preghiera. Edoardo non si arrese e diede alla statua l’aspetto attuale, con un braccio tenuto lungo il corpo. La voce del salvataggio miracoloso del ragazzo si sparse e l’immagine cominciò ad essere venerata dai novaresi. Divenne “Santuario” quando una donna cieca da alcuni anni, Cristina Bruneri, riacquistò la vista davanti ad essa. Era il 1875.

Negli anni Ottanta dell’Ottocento però, il bosco venne abbattuto. I “campari” che lo gestivano decisero comunque di salvare l’immagine e, staccatala dall’albero, la trasportarono presso la strada, costruendole una tettoia, e decidendo di dedicarle una festa ogni terza domenica di settembre.

Per accogliere i pellegrini, quei contadini approntarono delle panchine ed una pompa per l’acqua della sorgente che sgorgava lì accanto.

Nel 1886 la cappella divenne una chiesetta con forme classiche, ma nel 1968 venne trasformata nell’attuale chiesa, con forme architettoniche opinabili ma certamente ben riconoscibili, che disponeva anche di una “casa del custode” che oggi è stata adibita a museo per accogliere gli ex-voto.

La fonte, detta un tempo dal popolo “dell’acqua marcia” per il vago sapore di zolfo, o “uovo marcio” che chi scrive aveva ancora potuto vedere ed assaggiare, è nel frattempo scomparsa.

Nel 2017 poi, con la costruzione del vicino supermercato, l’area venne dotata di un centro ricreativo con relativo piazzale e quanto restava del bosco sull’Agogna, ormai divenuto discarica abusiva, fu trasformato in via Crucis, con 15 cappelle.

Pulito ed ordinato indubbiamente, ma inserito in un contesto alieno al quale nulla resta delle sensazioni originarie che questo luogo sapeva offrire ancora fino agli anni Sessanta del secolo scorso. La festa viene celebrata la seconda – terza settimana di settembre.

Guida ai 62 Santuari

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