A proposito dell’articolo “Putin, Sacro e Profano” pubblicato da “La Stampa” di venerdì 12 gennaio 2024 e poiché nella storia tutto si ripete, ricordo che una vicenda legata a “finte reliquie di santi” e di portata molto maggiore aveva già creato scompiglio nel novarese oltre 400 anni or sono. Eppure quelle “reliquie inventate” ancora le veneriamo nelle nostre chiese
A partire dalla metà del 1500, con la cosiddetta “Controriforma” molte furono le iniziative che la chiesa cattolica intraprese per “fidelizzare”, come si direbbe oggi, il popolo alla chiesa romana. Fra queste la realizzazione dei Sacri Monti, di molti Santuari e la “messa a disposizione delle singole parrocchie di “Corpi Santi” o “reliquie di Santi” affinché, grazie ad essi ed al senso di appartenenza che essi generavano, la gente si sentisse più vicina alla propria chiesa e non divenisse preda dei “Riformatori”. Fu a quei tempi, nel 1555, che nacque a Momo, a pochi chilometri da Novara, Giovan Battista Cavagna, figlio, secondo alcuni, proprio del gestore dell’“Ospizio con alloggio” situato presso l’Oratorio della Santissima Trinità – ancor oggi accanto all’oratorio si trova un bar – secondo altri, figlio di un ebreo e poi convertitosi. Trasferitosi a Roma dopo i vent’anni, Cavagna entrò al servizio del cardinale Gerolamo Mattei. Conobbe così il “mondo” che ruotava attorno alle catacombe ed in particolare al recupero di “reliquie di santi” dalle catacombe stesse. Si riteneva allora infatti che tutti i sepolti delle catacombe fossero martiri cristiani e, come tali, santi. Stimolato forse dalla ricorrenza dell’“Anno Santo”, il 1600, Giovan Battista Cavagna si trasformò in “cercatore di reliquie”, uno “status sociale” di un certo rilievo a quei tempi. Grazie ad una lettera del cardinale Mattei, che lo raccomandava al vescovo di Novara, Carlo Bascapè, Cavagna partì da Roma nell’estate del 1600 con un carico di “reliquie”, ossa e resti umani estratti dalle catacombe, per consegnarle a Novara. In Duomo era atteso da una folla festante, che si incaricò dello scarico dei carri e del trasporto in chiesa delle casse contenenti i resti dei “martiri” che furono esposti al popolo, benedetti e quindi assegnati ognuno ad una parrocchia del novarese. Stimolato dal successo e dall’arrivo di donazioni, nel 1603, ricavandoli dalle catacombe di San Sebastiano, San Callisto e San Lorenzo, Cavagna inviò a Novara altri 250 parti di “corpi santi” e 33 “corpi santi” interi. Il vescovo Bascapè se ne rallegrò ma, forse preoccupato da quella eccezionale abbondanza di “santi”, con una lettera sollecitò il “cercatore di reliquie” a fare attenzione ed a procurarsi sempre le necessarie autorizzazioni pontificie. Poco dopo, in effetti, giunse da Roma l’ordine di requisire tutte le “reliquie” e di arrestare Cavagna, accusato di aver trafugato molti corpi dalle catacombe anche praticando aperture non autorizzate. I corpi, inoltre, non erano accompagnati da un documento di provenienza che ne attestasse l’autenticità, si ignorava, cioè, da quale catacomba provenissero, non si avevano informazioni sulla deposizione e neppure quali fossero i nomi reali dei cadaveri. Il vescovo Bascapè si era ormai esposto molto, accogliendo e distribuendo le “reliquie” con grandi cerimonie, per cui dovette difendere Cavagna. Anche se probabilmente si rendeva conto della “non autenticità” delle reliquie, la voce del popolo, che ormai le aveva care, era più importante. Recatosi a Roma in occasione della canonizzazione di Carlo Borromeo nel 1610, Bascapè ottenne quindi dal Papa il permesso alla venerazione dei “corpi santi” catacombali in nome della “tradizione” ormai creatasi e ne terminò la distribuzione alle diverse parrocchie novaresi. Cavagna, liberato dalla prigionia dopo un paio di anni, tornò dapprima a Roma, poi si recò a Gerusalemme e, rifugiatosi infine a Momo, consegnò alla propria città le “reliquie” di Santa Tecla e San Zeno, per morire, là dove era nato, nel 1619. Le reliquie, vere o false che siano, come deciso da Bascapè sono venerate ancor oggi.
Marilena Flury Roversi, “Tracce di meraviglie”, Vol II – tra i laghi scomparsi, Amazon, 2021