Re, ponte del Maglione sul torrente melezzo
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La strana posizione orizzontale della Valle Vigezzo, un altipiano ad 800 metri di quota che ai lati degrada bruscamente da un lato verso l’Ossola, dall’altro verso le Centovalli svizzere, aveva fatto si che a Santa Maria Maggiore si formasse un lago. Come ogni lago che si rispetti aveva un emissario. Ma siccome “pendeva” da due parti in realtà gli emissari erano due, l’uno scendeva verso est, l’altro verso ovest. Entrambi avevano lo stesso nome, Melezzo. Poi, lentamente, il lago si ridusse e le acque in entrata da nord si riunirono in un unico torrente e si diressero verso est, quelle provenienti da sud fecero lo stesso dirigendosi verso ovest. Frammezzo rimase solo una palude che lentamente si prosciugò. Nacquero così due fiumi separati e diversi che mantennero entrambi il nome dell’emissario del lago scomparso: Melezzo. Per distinguerli divennero il “Melezzo occidentale” che nasce in Cannobina, dal Pizzo Ragno, costeggia Santa Maria Maggiore a sud e si dirige verso Druogno e l’Ossola per sfociare, dopo 13 chilometri, nel Toce, ed il “Melezzo orientale” che nasce sui monti della Valle Vigezzo, dalla Pioda di Crana, costeggia Santa Maria Maggiore a nord e si dirige ad est, verso Re e le Centovalli (nell’immagine il ponte medievale “del Maglione” a Re) per sfociare dopo 40chilometri, nel fiume Maggia. Appena passato il confine svizzero questo Melezzo diviene, nel rispetto appunto della forma dialettale (ticinese e lombarda) che pone al femminile i fiumi il cui nome termina per “a”, “la Melezza”, complicando ulteriormente la comprensione dell’orografia della Valle. Abbandonando l’altipiano per precipitare di colpo nelle valli sottostanti i due Melezzo hanno scavato profonde gole: l’Orrido di Ponte Maglione fra Re e Camedo e la Forra di Orcesco verso l’Ossola ne sono immediata testimonianza.  Questa strana storia, scandita dalla “Linea Insubrica”, cioè la linea tellurica, che attraversa la valle da ovest ad est, dalla “linea spartiacque”, che attraversa Santa Maria da nord a sud, dalle glaciazioni e dalle erosioni è “scritta” nelle “filliti di Re”, quelle foglie fossili conservate in depositi argillosi, e nelle 182 varietà di minerali che le trasformazioni geologiche hanno generato in Valle.

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