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Il Santuario di Re ha avuto da sempre un forte influsso sulla vita del villaggio e dei paesi limitrofi, tanto da trasformare la piccola Re, un tempo frazione di Folsogno, nell’attuale Re, di cui Folsogno è ora frazione.  Arrivando dal confine svizzero il santuario si staglia, grigio ed enorme, davanti a voi, la sua parte posteriore sembra bloccare la strada che con una curva, lo circonda. Arrivando invece dall’Ossola con la strada che entra in Re, vi ritroverete invece esattamente davanti alla sua facciata. Il Santuario attuale è un insieme di chiese e l’accostamento del nuovo Santuario (datato 1922) alle più antiche chiese di San Maurizio, sul retro, e della Madonna del Sangue, in facciata, è immediatamente rico-noscibile. All’interno, attraversata la prima navata, vi ritroverete nella primitiva chiesa di San Maurizio, là dove tutto cominciò, in quel lontano 29 aprile del 1494.

In quella serata gli uomini del paese giocavano, sulla piazza della chiesa di San Maurizio, a “piodella” un gioco che consisteva nel tirare un sasso piatto, la piodella, contro un cilindro su cui stava una moneta. Chi la faceva cadere vinceva. Giovanni Zucono però perdeva. E aveva bevuto. All’ennesima sconfitta, inferocito, lanciò la sua piodella verso la chiesa, centrando in pieno l’affresco sul muro che rappresentava una “Madonna del latte”in stile bizantino a seno scoperto, risalente al 1300 – 1400. Il Bambino benedicente, la Madonna con nella mano destra tre rose, simbolo della Verginità.

Il dipinto iniziò a sanguinare e gli uomini fuggirono. Il primo ad accorgersi del fenomeno, che continuava da ore, fu un anziano del paese, Bartolomeo di Leone, che corse a chiamare il parroco. Questi raccolse il sangue con dei panni che ripose poi in un calice di cristallo. Il mattino seguente la Madonna sanguinava ancora e così continuò per 20 giorni. I notabili del paese testimoniarono l’evento miracoloso ed il podestà, Angelo Romano, scrisse: “Ella è comparsa in Lombardia, dove il flagello appare tanto grande che non so quando finirà. Lo spargimento del Suo sangue è segno di quello che noi versiamo e della nostra miseria”. Notiamo qui come il podestà di riferisca a Re come ad un paese “in Lombardia”. I riferimenti al “sangue che noi versiamo” sono invece diretti alle guerre che a quel tempo coinvolgevano il Ducato di Milano ed i francesi

La voce del miracolo si sparse sempre più, la popolazione accorse in massa e si dice che molti malati vennero risanati. Iniziarono i pellegrinaggi. Il paese di Re divenne sempre più noto e in altri villaggi iniziò la costruzione di chiesette e oratori dedicati alla “Madonna del Sangue di Re”, sia in Ossola che nel confinante Canton Ticino. Fra tante, perfino una voluta a Milano dagli spazzacamini che nella capitale lombarda erano emigrati e desideravano poter pregare la “loro” Madonna. La chiesetta milanese, costruita nel corso del 1500, è situata in via Magolfa –, la via si trova fra il Naviglio Grande ed il Naviglio Pavese, la chiesa, chiamata “Santa Maria del Sasso” è a breve distanza dalla Darsena di Porta Ticinese ed è visitabile oggi un paio di pomeriggi a settimana – e si distingue dalle abitazioni solo grazie al piccolo campanile. I circa 200 spazzacamini della Valle Vigezzo che lavoravano a Milano secoli or sono vi si ritrovavano la sera.

Tornando a Re, qui per volontà del vescovo Carlo Bascapè, nel 1627 venne costruita, quasi come una sorta di prolungamento di San Maurizio, una chiesa, che inglobò l’affresco della Madonna del Latte in modo tale che esso risultasse esattamente sull’altare, dove lo troviamo anche oggi. Il campanile, staccato dal corpo della chiesa, risale allo stesso secolo (è del 1699) e dispone di un coro di nove campane in “si-bemolle” del 1911, pagato personalmente dall’allora Rettore del Santuario, monsignor Giovanni Antonio Peretti.

Questa chiesa si distingue bene, sul lato sinistro guardando il santuario. La costruzione inglobò anche l’intera chiesa di San Maurizio, che si trova alle spalle dell’altare della nuova chiesa, ma ancora non bastava per la gran massa di pellegrini. Per ospitarli afine ‘800 venne realizzato l’Ospizio chiamato “Ospizio Barbieri” in memoria del maggior benefattore, l’arciprete Maurizio Barbieri. Era il luogo dove i pellegrini ottenevano ospitalità gratuitae poteva accogliere fino a mille persone. Ora si chiama “Hotel le tre rose”, in omaggio all’affresco, è stato ristrutturato secondo tutti i criteri di sicurezza, e potrebbe ospitare, con modalità moderne, comunque 190 persone. È purtroppo chiuso.

Sempre a fine Ottocento si iniziò a parlare della costruzione di un grande santuario che però venne avviata solo nel 1922. La costruzione, realizzata interamente in pietradagli scalpellini locali, terminò 36 anni più tardi, nel 1958. Lo stile è neobizantino – rinascimentale.

I panni intrisi del sangue raccolto oltre 500 anni or sono vengono conservati in un reliquiario che contiene il calice di cristallo, posto dietro l’altare maggiore, sull’altare della vecchia chiesa di San Maurizio, e mostrati durante alcune funzioni liturgiche.

Numerose indagini hanno stabilito che le macchie sui panni sono effettivamente di sangue e che i panni risalgono effettivamente al 1400. Sul volto della Madonna, che da “Madonna del latte” è divenuta “Madonna del sangue” si notano ancora, con il microscopio, i segni lasciati dallo scorrere di quelle gocce di sangue.

Papa Pio XII conferì al Santuario lo status di “Basilica Minore” ed oggi i pellegrinaggi, a piedi, in bus, in auto, continuano senza sosta. L’ enorme devozione popolare è testimoniata proprio da frotte di pellegrini che ogni giorno – innumerevoli nei fine settimana – raggiungono Re per implorare la Madonna del Sangue.

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